mercoledì 4 luglio 2012

Commento dell’ennesimo rifiuto della Corte Costituzionale a “entrare nel merito” della legge d’aborto

A commento dell’ennesimo rifiuto della Corte Costituzionale a “entrare nel merito” della legge d’aborto, il ministro per la salute R. Balduzzi ha sostenuto che “in quanto legge dello Stato deve essere applicata in tutte le sue parti”. Poiché – si sottintende – quella sua completa attuazione avrebbe almeno ridotto la milionaria strage degli innocenti; la tesi politically correct di moda in un certo mondo pro-life, che giunge perfino ad una eminente lettura della 194, la cui ratio, udite udite, sarebbe proprio evitare la ivg.. Se con questo il ministro intende che finora questa completezza non sarebbe stata attuata, ci si aspetterebbe quantomeno che – da ministro – dica di chi sarebbe la responsabilità e come intenderebbe operare per ovviare a questa carenza del potere esecutivo.

Ma è poi proprio vero che non è stata applicata come si deve? Proviamo a vederlo da vicino. Leggiamola: “ Art.4. Per la interruzione volontaria della gravidanza entro i primi novanta giorni, la donna consultorio pubblico, o ad una struttura socio-sanitaria abilitata, o a un medico di sua fiducia”. Poi cosa accade: “Art.5. Il consultorio e la struttura socio-sanitaria hanno il compito in ogni caso (………..) di esaminare con la donna (………) le possibili soluzioni dei problemi proposti, di aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza (………..) offrendole tutti gli aiuti necessari (…)”. Lo stesso per il medico di fiducia.

E’ chiaro che l’integrale applicazione della legge consiste nelle applicazione di questa procedura. Al termine della quale si dànno due casi: o la donna, che si era presentata “per l’ ivg”, persuasa dalle spiegazioni e dagli aiuti, rinunzia: meno male!

Oppure conferma la “richiesta di ivg”.In questo caso, “viene rilasciata alla donna copia di un documento”, col quale può ottenere l’aborto dal Servizio sanitario.

Saprebbe allora dirci il ministro quante sono state le visite delle donne per l’ivg e quanti gli aborti autorizzati? E si è mai avuto notizia di proteste di donne che non (……………)si rivolge ad un avrebbero avuto quanto si aspettavano dalla legge e dalla sua completa attuazione?

Siamo seri! A fronte dei cinque milioni e passa di aborti per fare i quali è stato chiesto l’aiuto dello Stato, cosa significano i 150.000 salvati dal volontariato pro life, se non che, quando davvero si vuole e si chiede, l’aiuto per non uccidere il figlio si trova. Siamo seri!

E realisti. E’ stato osservato che il comodo rifiuto (da parte della donna ma anche del maschio) del figlio scomodo è ormai una triste realtà di costume, di cultura. Per combatterla è perciò indispensabile un rinnovamento decisivo della strategia pro-vita, che anzitutto si tiri fuori dall’attuale rifugio politically correct del “rispetto della scelta” e argomenti connessi, che finisce tra l’altro per scaricare tutti i pesi sulle donne e la loro dignità, come se gli uomini che quei figli generano non c’entrassero per nulla.

E se persino la suprema Corte non può o non vuole far dire alla Costituzione che l’inviolabile diritto alla vita nasce con l’essere umano nel suo concepimento, allora spetta al popolo ricorrere agli strumenti che la stessa Carta gli affida per cancellare l’ingiustizia e sostituirla con leggi interamente rispettose del diritto alla vita dal concepimento, della preziosa dignità della donna e della maternità. E se sarà necessario, per cambiare la Carta e le regole per il funzionamento della Corte.

E infine è ormai urgente ripensare e promuovere anche una moderna ed efficace politica di sostegno della famiglia naturale – per la quale non mancano esempi incoraggianti sotto l’aspetto fecondità in Paesi a noi simili – nel quadro di una intelligente strategia di salute demografica. Indispensabile anche per superare la grave crisi economica in atto e salvare dal declino e dal disfacimento la nazione, la sua cultura, la sua civiltà.

Mario Paolo Rocchi

Nessun commento:

Posta un commento